Il sito di Cala Reale, nel cuore dell’isola dell’Asinara, torna al centro del dibattito pubblico. L’Assessorato regionale della Difesa dell’Ambiente ha espresso con fermezza la propria contrarietà all’iniziativa dell’Agenzia del Demanio di avviare partenariati pubblico-privati per la valorizzazione di due immobili situati nell’area, senza una previa intesa con la Regione Sardegna.
Secondo quanto previsto dallo Statuto speciale (art. 14), i beni statali che hanno cessato la loro funzione istituzionale devono essere trasferiti alla Regione, che ne detiene già la quasi totalità sull’isola, comprese le infrastrutture essenziali. Ogni proposta che non rispetta questo principio viene considerata giuridicamente infondata e politicamente inaccettabile.
“Non si tratta solo di una questione procedurale, ma di rispetto per le istituzioni e per la nostra autonomia,” ha dichiarato l’assessora dell’Ambiente Rosanna Laconi. “Valorizzare l’Asinara significa pianificare in modo condiviso, rispettare l’ambiente e dare centralità alla comunità locale. Non si fa con annunci unilaterali o progetti calati dall’alto.”
I rilievi tecnici confermano la posizione della Regione: la zona di Cala Reale è attualmente priva di una rete fognaria completa, l’acqua proviene da un pozzo non potabilizzato e il servizio idrico integrato è ancora in fase di attivazione. Un riuso sostenibile, sottolinea la Regione, non può prescindere da una solida base infrastrutturale e da una pianificazione coerente con gli obiettivi del Parco Nazionale dell’Asinara e con le normative ambientali vigenti.
La Regione ribadisce quindi il proprio diritto – sancito dallo Statuto – a essere parte attiva in ogni processo di gestione del patrimonio pubblico e sostiene la mozione presentata dai gruppi di maggioranza in Consiglio regionale, che chiede la sospensione delle iniziative unilaterali dell’Agenzia del Demanio e l’applicazione piena dell’articolo 14.
“La Sardegna non è un catalogo di immobili da valorizzare a fini speculativi,” ha concluso Laconi, “ma una terra che rivendica con orgoglio il proprio diritto a decidere.”
L’interesse collettivo, la tutela paesaggistica e la vocazione pubblica dei beni devono prevalere su ogni logica estrattiva. La Sardegna non è una riserva di immobili da privatizzare, ma una terra che ha il diritto di decidere del proprio futuro.